14 Mar Rinforzo sociale, uno scambio di emozioni
Il rinforzo sociale deve trasmettere emozioni.
Quando parliamo di rinforzo sociale non parliamo solo di uno dei rinforzi applicati a una strategia di modifica comportamentale usata scientemente per “lavorare” con i nostri cani. Probabilmente finché verrà percepito e utilizzato in questo modo, meccanicamente, non funzionerà mai come il potente strumento che in realtà è.
Se pensiamo alla nostra vita di tutti i giorni anche ringraziare qualcuno si può considerare “rinforzo sociale”.
Forse a livello sociale noi umani ci siamo abituati ad accontentarci di quei “grazie” educati detti distrattamente mentre pensiamo ad altro ma il “grazie” è un “te ne sono grato”, “provo gratitudine“..dovrebbe essere l’espressione verbale di uno stato d’animo. Quando ringrazio di solito io provo davvero gratitudine e cerco di trasferire questa cosa con un bel sorriso e con quello scambio di energia che arriva quando le cose si sentono davvero.
Quando dico “grazie” solitamente io questa gratitudine la provo davvero e cerco di trasferirla, lo faccio anche quando finalmente una macchina mi fa attraversare sul viale trafficato sotto casa.
Così come io percepisco il “grazie” pregno di gratitudine o anche solo intriso, immagino che valga anche per gli altri esseri umani e cerco di usare raramente il “grazie” vuoto, educato, di circostanza.
Ma questa cosa che vale per gli umani vale 1000 volte di più quando parliamo di rinforzo sociale dei nostri cani. Io confermo continuamente il mio cane quando fa cose che mi fanno piacere, le dico “brava” senza fare troppe scene, troppo casino…ma sono felice, le trasmetto tutta la mia approvazione e lei è davvero felice di quel “brava” e se lo porta addosso con grande orgoglio come le stelline dorate che la maestra di inglese mi metteva sul quaderno quando avevo fatto un compito particolarmente bene.
Quando spiego l’importanza del rinforzo sociale il mio “devi sentirlo quel <bravo/a>” è una delle cose che faccio più fatica ad ottenere dai miei clienti che hanno la “brutta abitudine” o di non dire mai al cane che sono felici di lui/lei ma solo quando non lo sono oppure con quelli che usano il “bravo” come quei “grazie” educati e distratti che si lanciano all’estraneo che ti tiene la porta aperta e ti lascia passare per primo.
Forse sarebbe tutto più facile se imparassimo a praticare la gratitudine, a provarla davvero e a cercare di comunicarla ai nostri simili
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