27 Feb Dalla parte del bambino
Per un attimo mi sono trovata ad essere di nuovo nei panni del bambino e ho pianto. Così ho pensato di raccontarlo anche a voi.
In uno scambio di email con un’allevatrice lei mi dice che ha sempre paura quando vende un cane in una famiglia dove c’è un bambino: ha paura che possa far male al cucciolo, che gli possa cadere di mano, che lo possa tormentare..etc… e in linea di massima spesso ho le stesse paure quando vado in case con un bambino ma più che per il fatto che possa cadergli di braccio per il fatto che spesso al bambino non viene insegnato a rispettare i tempi di riposo del cucciolo, non viene insegnato come giocarci, come manipolarlo, come comportarsi con un cucciolo.
Però a 38 anni io ricordo bene quei giorni di 30 anni fa e così, le ho scritto, senza smettere di piangere nemmeno per un secondo (complice pure il pre ciclo) così:
“La mia prima westie, Lucky, mi è stata regalata. Avevo 8 anni, sono nata con un amore per i cani fuori dal normale ma mia mamma non voleva l’impegno quindi mi hanno preso pesci, gatti, scoiattolo, papere, coniglio…di tutto per farmi rinunciare al cane, con scarsi risultati anche se ho amato tutti i miei animali.
L’estate passavo 2 mesi da mia nonna a Pordenone e lei era super credente (io famiglia atea) così mi portava tutti i giorni alla messa delle 18 ma in cambio uscivamo alle 17 e mi lasciava stare 40 minuti a giocare con dei cuccioli che stavano in uno scatolone fuori dal negozio di animali perchè cercavano casa. Una coppia che abitava in centro, sul corso, mi vedeva tutti i giorni lì e un giorno mi hanno avvicinato chiedendomi se volevo un cucciolo, che avevano una coppia di westie, che avevano fatto 2 cucciole e che non avevano bisogno di soldi, volevano solo che andassero a star bene e che si emozionavano a vedermi giocare con quei cuccioli (ora ho le lacrime, raccontare quei giorni mi fa sempre piangere). Sono andata in casa, ho visto i cani, le cucciole piccolissime con queste enormi parabole orecchiute…io ero innamorata…MA…restava problema “MADRE”. Telefono, risponde mamma, chiedo di parlare con papà e gli racconto tutto, esaltata, terrorizzata, felice e triste perchè penso che sarà un no. Mi dicono che ci pensano e mi richiamano il giorno dopo. Io ho PREGATO tutta la notte…è stata la prima e ultima volta che ho davvero pregato, sperandoci davvero…ho messo da parte l’ateismo e tutto e ho voluto sperare che la nonna avesse ragione.
Intanto i miei hanno chiamato uno dei più noti veterinari della zona e si sono fatti dire tutto sulla razza, si sono informati e il giorno dopo mi hanno detto sì, sono arrivati la sera e siamo andati a prenderla.
Si chiamava Gaia da pedigree ma io avevo sempre voluto chiamare il mio cane Lucky quindi è diventata Lucky e beh….quando siamo arrivati a casa di quella coppia io ero così emozionata e felice e incredula che…Lucky mi è caduta di braccio…sul pavimento…per fortuna avevo 8 anni, ero piccola e lei non si è fatta assolutamente nulla…ma sì, il primo momento che è stata mia l’ho fatta cadere. Ma è stata l’ultima volta…poi quando è stata in braccio mio è sempre stata al sicuro…fino all’ultima volta, 16 anni dopo, quando l’ho portata a far sopprimere, quando lei mi aveva detto “basta” e mi è morta tra le braccia già all’anestesia.
Il giorno dopo il suo arrivo a casa io ho voluto anche un libro su come educarla e lì è iniziato il mio percorso di studi che non è mai finito e che ha sempre avuto il solo ed unico motivo di voler capire meglio i cani per poter rendere felici i miei.
Quindi sì, anche io ho sempre “paura” quando penso a cucciolo + bambino ma poi mi ricordo di me e Lucky e credo che per cane e bambino non ci sia nulla di più bello che crescere assieme e penso che tra quei bambini ci potrebbe essere un altro educatore che non è diventato educatore perchè pensava che fosse un lavoro facile e che bastasse un corsetto di qualche weekend per poter insegnare a un cane a fare seduto e terra ma un bambino che dedicherà ogni suo momento libero, ogni energia, ogni suo sforzo solo per poter capire meglio i cani e aiutare le loro famiglie a capirli per poterli rendere felici.
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